M E S O L A
Mesola, il Po da ’lati e ’l mar a fronte,
e d’intorno le mura e dentro i boschi
e seggi ombrosi e foschi
fanno le tue bellezze altere e conte;
e sono opre d’Alfonso, e più non fece
mai la natura e l’arte e far non lece;
ma che la valle sembri un paradiso
la donna il fa che n’ha sembianti e viso
T. Tasso Rime n. 929s
Il borgo è dominato dall`elegante e maestosa mole del Castello Estense.Costruito alla fine del Cinquecento ai margini di un`immensa tenuta di caccia, il Gran Bosco della Mesola, è ora una delle riserve più suggestive del Parco del Delta del Po.
L'origine del nome risale al termine media insula, cioè in mezzo all'isola, o, secondo altre fonti, a mensola, ovvero piccola mensa, o ancora a mensa, cioè luogo soprelevato.
Anticamente infatti Mesola era un'isola, un luogo alto, emerso dai detriti depositati dal Po durante le alluvioni.
Mesola (per me in particolar modo poiché vi sono legata affettivamente) e tutto il Delta del Po sono luoghi magici e molto suggestivi in cui perdersi, rilassarsi, meditare e rallentare i ritmi. Girovagare lungo gli argini del delta, attraversare i ponti di barche, perdersi nella natura dove l'acqua domina su tutto, vedere stormi di uccelli migratori....
alla graticola (the best!)
brodetto
Per la preparazione di questo piatto tipico occorrono anguille di media misura. Una volta pulite e tagliate a tocchi lunghi un dito, si mettono a cuocere in un soffritto di cipolla, sale, pepe, una spruzzata di aceto, una scorza di limone ed un pò di pomodoro o conserva, il tutto a fuoco moderato per circa mezz'ora, dopodichè potete servirla in tavola accompagnata da una polentina calda.
Preparazione: tagliare la zucca a tocchetti e farla cuocere in una pentola con il latte, un pizzico di sale e la stecca di vaniglia, per 15 minuti; farla intiepidire, togliere la vaniglia e passare il tutto al setaccio in modo da ottenere una purea. Aggiungere il cioccolato grattugiato, gli amaretti sbriciolati, il cacao, l’uvetta ammorbidita nel Marsala e strizzata, 100 g di zucchero e le uova. Amalgamare e versare il miscuglio in uno stampo imburrato e cosparso con lo zucchero rimasto. Cuocere in forno a 200 °C per circa 50 minuti; far raffreddare e spolverare con lo zucchero a velo.
Il “Pampapato di Ferrara”, rientra nella tradizione, prima medioevale e poi rinascimentale, di preparare i cosiddetti “pani dolci arricchiti” o “pani speziati”.
Il “Pane del Papa” veniva preparato nei monasteri ferraresi e destinato agli alti prelati della città e di Roma: “dolce degno del Papa”.
Secondo alcuni testi di storia della gastronomia locale, la ricetta originale, custodita gelosamente con molta probabilità dai gesuiti, è stata perduta: pare infatti che, allorché vennero attribuite proprietà afrodisiache al cacao, il nome del dolce sia stato corretto da Pampapato a Panpepato, in riferimento alle spezie impiegate, e, per non incorrere in accuse di eresia, le ricette custodite nei monasteri e nelle canoniche, vennero distrutte!
Rompere le uova Dividere i tuorli dagli albumi Mettere i tuorli in una terrina Aggiungere lo zucchero Aggiungere la scorza grattugiata del limone Aggiungere la farina Mescolare fino a impasto liscio, omogeneo e abbastanza tenero Formare una palla
Sul tagliere spolverizzato di farina formare un salsicciotto di circa 5 centimetri di diametro
Sezionare trasversalmente in pezzi di circa un centimetro di spessore
Sagomare ciascun pezzetto a forma di esse
Imburrare la piastra da forno Spolverizzare con farina Disporre i biscotti sulla piastra distanziati l’uno dall’altro Infornare a 160 °C Cuocere per 45 minuti.
http://www.parcodeltapo.it/